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B(r)avure, il ritorno di Donato Sansone ad Annecy

Foto di Alessandro Castellano

Alcuni colori vengono spremuti da un tubetto su una superficie scura. Entra in campo una mano che con una serie di colpi di spatola dà vita ad un essere antropomorfo. La spatola si fa bisturi e vediamo le interiora del personaggio che in una serie di mutazioni successive si fa donna e partorisce in un crescendo in cui la pittura cola sullo schermo mischiandosi a dettagli anatomici.

Si tratta di Bavure, il cortometraggio che riporta Donato Sansone al festival di Annecy a tre anni di distanza dal suo precedente Journal Animé, nuovamente prodotto dalla Francia.

Il cortometraggio mette insieme citazioni a grandi classici del cinema, come 2001 – Odissea nello spazio di Kubrick o ExistenZ di Cronenberg, ma soprattutto Sansone cita se stesso riproponendo temi visivi che ora possiamo definire sua cifra stilistica: da una parte il colpo di spatola richiama lo scroll fatto con le dita che dà il via a Videogioco, dall’altra la sessualità esplicita o la presenza di una pistola segnano la pellicola come prodotto del proprio autore.

Rispetto al citato Videogioco questa pellicola si arricchisce delle ricerche fatte da Sansone nel campo della manipolazione digitale di immagini fotografiche: un uso non banale, anzi spesso sorprendente, del computer che ci allontana dalla freddezza dello strumento e ci regala un immaginario personale e inaspettato.

Il film è presente ad Annecy tra i cortometraggi in concorso.

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